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Smiley Harvey Ball

La storia delle emoticon ;)

 

 

 

 

 

 

“Emoticon”, “emotional” + “icon”. Oggi chiunque riesce a riconoscerne il valore simbolico:

La complicità 😉
Lo stupore :O
La tristezza :'(
Il divertimento 😀

e potremmo continuare veramente a lungo. Ma chi ha inventato le “faccine“? E perché il loro utilizzo è così diffuso?
Anche stavolta, come accaduto nel percorso di scoperta della storia della “chiocciola”, dobbiamo tornare molto indietro.

Una parte fondamentale nella comunicazione fra gli individui si veicola attraverso i linguaggi non strettamente verbali. Ciò che differenzia profondamente una telefonata da una discussione reale fra due persone è infatti la mimica gestuale e facciale, il tono di voce, i movimenti degli occhi.

Nel momento in cui sono nate le prime forme di comunicazione telematica, le persone hanno percepito immediatamente la necessità di riprodurre una parte di questi linguaggi attraverso (per esempio) il freddo e apatico ticchettio del telegrafo: un abbreviazione del codice morse, il numero 73 e successivamente il numero 88, indicavano “love and kisses“.

Nel 1909 Luigi Pirandello utilizzò un’emoticon che avrebbe avuto grande successo nell’era di Internet: “Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, ^ ^, le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell’altra; e altri difetti…”
Nel 1912 il giornalista americano Ambrose Bierce propose, come miglioramento e aggiunta alla punteggiatura, l’utilizzo del simbolo ___/ per rappresentare una bocca sorridente e da utilizzare in frasi giocose o ironiche.

La necessità maggiore era comunque quella di chiarire nei testi la natura giocosa o scherzosa di una frase per evitare che il lettore si offendesse o fraintendesse: quasi tutti i primi tentativi di introduzione delle emoticon perseguono questo fine, ma è soltanto nel 1963 che si ha la svolta decisiva. L’artista Harvey Ball realizza un’immagine in cui compare un bottone giallo con due punti ovali a rappresentare gli occhi e una sottile linea curva per la bocca. Il lavoro di Ball fu utilizzato da una società di assicurazioni nell’ambito di una campagna di comunicazione che mirava ad alzare il morale dei propri impiegati e riscosse un grandissimo successo. La strada era tracciata: il simbolo minimalista per rappresentare la felicità era composto da due punti e una linea curva (come una parentesi).

Un certo Kevin MacKenzie nel 1979 propose di istituire ufficialmente dei simboli per veicolare le emozioni, ma la proposta non riscosse entusiasmo. Il primo utilizzo documentato di una emoticon è invece datato 19 settembre 1982: l’informatico statunitense Scott E. Fahlman aveva la necessità di indicare ironia e propose quindi quanto scritto sotto.

In pochi mesi l’utilizzo delle emoticon si diffuse a tutta la rete ARPANET, dando vita a infinite variazioni e aggiunte di simboli.

Con lo sviluppo della comunicazione via Internet e sopratutto degli SMS, il loro utilizzo è incrementato vertiginosamente e ancora oggi non esiste niente di meglio per spiegare qual’è il senso emozionale di ciò che si sta scrivendo.

Niente lascia intuire che le emoticon possano essere sostituite, almeno fino a quando qualche start-up non si inventerà un modo nuovo per ampliare gli strumenti comunicativi a nostra disposizione.