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Cosa è cambiato nella cooperazione italiana dopo Internet festival?

Sicuramente la percezione che internet, la tecnologia e i dati non sono lontani dal mondo degli aiuti umanitari e del volontariato. Anche quando si toccano argomenti più complessi come “i big data per lo sviluppo”, magistralmente presentati da Giulio Quaggiotto dell’agenzia dell’Onu Global Pulse, si intuisce il potenziale esplosivo per le organizzazioni non governative per cambiare il modo in cui pensare e realizzare progetti di cooperazione. E poiché il 2015 sarà l’anno della “rivoluzione dei dati”, come ha dichiarato Ban ki Moon, nell’analisi dei problemi e nell’impatto degli interventi, anche il non profit italiano ha cominciato tenere d’occhio questo ambito.
La prima vera prova sul campo per molti è stata l’hackathon organizzato nella giornata precedente a Cooperation Wanted: più di 40 persone del mondo non profit sono arrivate a Pisa con l’intenzione di capire come essere più trasparenti e sostenibili nella comunicazione delle proprie attività. Con il sostegno dei tutor di Dataninja i tre gruppi di lavoro hanno pubblicato i risultati sul sito della Dataninja School, ma soprattutto hanno cominciato a vedere il mondo degli open data come vicino alle proprie esigenze.
L’ong Action Aid e la federazione Focsiv hanno aperto i loro bilanci e invitato le altre associazioni presenti a fare lo stesso. Il centro di formazione Ong 2.0 ha spinto per un’apertura e una mappatura di ong e non profit italiane.
Per adesso i lavori sono ancora in corso, con le parole di Anahi Ayala Iacucci (Internews) ben impresse nella mente: non basta aprire i dati, bisogna attirare i cittadini al loro utilizzo. Come? Coinvolgendoli in progetti di pubblica utilità (vedi Harassmap, InfoAmazonia, Migrantsfiles, Follow the money…) fin dalla progettazione.

Secondo l’ultimo Aid Transparency Index sono sempre di più le agenzie internazionali e i governi che cominciano a pubblicare i loro dati sui fondi allo sviluppo e con l’esempio del ministero degli esteri e la mappa dei soldi destinati agli aiuti allo sviluppo si sono già fatti molti passi avanti.

Le ong devono avere il coraggio di aprire le porte al cambiamento e vedere nell’uso delle nuove tecnologie una possibilità per rendersi più trasparenti. Senza dimenticare che attorno ai numeri, sono sempre le storie e le persone che contano.