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i gioielli di verneegon

Geometria e poesia per gioielli da guardare

Ci sono posti che ti colpiscono immediatamente, già dalla vetrina di fuori.
Siamo nel centro di Pisa, dove due ragazze artigiane creano e costruiscono gioielli, definizione che in effetti non rende giustizia né al processo lavorativo, né soprattutto al prodotto finale.

Siamo da Vernè Egon, dove Stenia e Susanna ci accolgono in un mondo fatto di forme irregolari, oggetti e interpretazioni che diventano creazioni da indossare.

“Come riconoscersi in un’attitudine” si legge nel loro sito, come scegliere di difendere, indossandoli, non solo una categoria che sta via via scomparendo (gli artigiani e le botteghe), ma anzi di inneggiare all’oggetto insolito, ricercato, quello che lo vedi e sai che è fatto apposta per te.

Ecco che le due ragazze, ormai veterane del lavoro artigiano da più di 20 anni, ci portano nel loro retro bottega, una stanzetta accanto all’ingresso dove ci sono tutti i ferri del mestiere: due tavoli che ci dicono avere riordinato prima della nostra visita e sui quali nessun oggetto o pinza o lama si trova lì per caso.
Ci spiegano passo passo come nasce un oggetto, non (sempre) su un foglio, al massimo in un modellino 3d fatto in carta, anche se per la maggior parte delle realizzazioni non su commissione, il gioiello nasce nella loro mente e poi lo ritroviamo direttamente esposto.

Verneegon: la gioielleria di Pisa

Un dettaglio degli strumenti nella bottega di Verneegon

Ci mostrano la fusione del metallo, ci raccontano le diverse componenti di oro, rame, argento e poi ci mettono al lavoro. Ci insegnano a tagliare la forma che abbiamo scelto con una tecnica che, ci spiegano, la si può certo imparare a scuola, ma che solo l’esperienza può rendere perfetta. Si accorgono, come i loro maestri nei tempi in cui le allieve erano loro, dal rumore che fa la lima sull’oggetto se la mano sta lavorando bene o se rischiamo di compromettere il lavoro.

Si appoggiano per poter maneggiare l’oggetto su un pezzo di legno consumato dagli anni di lavoro e che, ci dicono, tra poco dovrà essere definitivamente sostituito. Nel mentre che si taglia, si lima, si affina le polveri di argento si depositano nell’aria, sul pavimento, sul tavolo, sulle mani. Tutto viene recuperato, raccolto e riusato.

Il lavoro artigianale ha quella bellezza dove ogni gesto fa parte di un processo perfetto: appoggiare il tagliere sul pezzo per riuscire a rendere teso il filo che dovrà tagliare il metallo, la posizione delle mani mentre una taglia e l’altra gira, la pulitura del pezzo appena pronto, la carta usata per pulire e rifinire. Ogni gioiello che vedrete da Vernè Egon nasce e cresce così, sintesi perfetta tra Forma ed Idea, tra dialettica e materia: indossarli senza un certo orgoglio diventa davvero difficile e del resto sarebbe un peccato, laddove la bellezza è resa perfetta nelle geometrie e nella sua realizzazione finale.

La foto in copertina è di Sara Saviozzi.