Occorre rigenerare lo spazio in cui viviamo. Occorre farlo perché la modernità, e in particolare l’ipermodernità neolibersita, lo stanno desertificando, non solo fisicamente, ma anche socialmente. Possiamo farlo perché, a fronte delle tendenze maggioritarie verso il suo inaridimento, stanno emergendo delle pratiche e delle culture rigenerative, basate sulla ricostruzione congiunta di luoghi e comunità. In questo quadro, la connettività è un agente che opera in direzioni opposte, favorendo la desertificazione ma anche supportando le pratiche di rigenerazione. Sta a noi sviluppare le capacità progettuali necessarie per orientare questa seconda possibilità. Per farlo occorre (anche) una nuova cultura che, riprendendo un’espressione introdotta anni fa da Wolfgang Sachs, possiamo chiamare localismo cosmopolita: il localismo possibile e necessario in un mondo densamente popolato e altamente connesso.
Foto di: Chris Tolworthy
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