Sono in tre e sono dal 2001 sono a capo di una delle realtà tecnologiche più interessanti di Pisa. Ci accolgono nel loro quartier generale in via San Frediano cinque.
A salutarci per primo è Giommy: capelli lunghi neri, raccolti in una coda di cavallo, sguardo allegro, pronto per farci percepire tutto il carico della particolarità della loro creatura.
Già perché da 3logic si lavora sodo (non che le altre realtà siano da meno, chiaramente :)), anche perché i clienti sono importanti, grossi e con esigenze tutte diverse.
“Lavoriamo pensando, costruendo e ritagliando software su misura e ci piace: ci mette in una situazione nella quale dobbiamo calarci nella realtà per la quale lavoriamo, capire le sue esigenze, i suoi bisogni”; si comportano come se fossero degli artigiani del digitale insomma.
In sostanza lì, nella piccola bottega in pieno centro a Pisa, si sfornano programmi per computer e cervelloni virtuali (e non) richiesti da tutto il mondo e da diverse realtà: private, pubbliche, grandi e piccole.
Non te lo aspetti che lì, vicino alla chiesa dedicata a San Frediano, accanto al convento, a due passi dal chiostro che lo spalleggia, c’è un insieme di cavi, fibra, plastica, silicio in grado di farsi conoscere in tutto il territorio italiano.
Una piccola bottega digitale in tutti i sensi: “Lavoriamo insieme all’Università accogliendo i ragazzi che vogliono fare uno stage da noi, sfruttiamo questa esperienza per capire se noi piacciamo al candidato e se lui piace a noi, se funziona tendiamo a farlo rimanere in azienda”.
Non senza problemi però: “Perdiamo moltissimi ragazzi e non perché non ci sia lavoro, ma perché scelgono di andare all’estero, per ricerca o in altre aziende più grandi”, ci dice Giommy tra il dispiaciuto e il fiero.
Anche qui però in quest’angolo tecnologico di Pisa ne sono passati di momenti brutti, durante la nostra visita sono venute fuori tutte le problematiche che accomunano di recente molte realtà produttive nazionali, qui forse un po’ meno, ma il colpo della crisi sembra si sia fatto sentire.
A Pisa evidentemente però sono più tosti a mollare. Sarà anche merito dell’innovazione?