Ancora più che di luoghi fisici, una città viva e vivace ha bisogno di luoghi psichici: momenti di collaborazione, di discussione, di formazione. Per costruire questo sistema occorre costruire basi nuove e abbandonare la logica – e la retorica – dell’evento. Chiudere l’arte e la cultura in spazi istituzionali, segregarla in recinti non è un’opzione salutare né intelligente: meno che mai ora. La vacanza momentanea di questi spazi è in grado di favorire l’adozione di pratiche (e politiche) culturali radicalmente innovative.
Foto di: Tom Olliver
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