Il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo e di schemi che introduce nei rapporti umanistica
M.McLuhan,Gli strumenti del comunicare (1964)
Il mondo digitale parla in inglese ma pensa in Italiano, o almeno ha pensato a lungo nella nostra lingua.
L’Internet festival concluderà la sua fitta rassegna sulle forme della rete con una indagine sulle origini del pensiero virale. Ospiti in prima fila filosofi e analisti di processi cognitivi che insieme agli informatici e scienziati condurranno una ricerca georeferenziata sulle radici del cervello connettivo. Michel Serres, da Parigi, con Giacomo Marramao, Giulio Giorello, Remo Bodei, Simonetta Bassi, Gaetano Manfredi, si confronteranno con i testimonial delle forme digitali più innovative come Fiorella De Cindio, Anna Masera, Antonio Gaspari,in una inedita convergenza fra filosofi e socialnetwork.
Proprio nel passaggio ad una nuova fase dei processi digitali, in cui la potenza di calcolo diventa più che protesi diretta della mente umana, tecnologia che, come spiega Umberto Galimberti nel suo Psiche e Techne (Feltrinelli) “cessa di essere un mezzo nelle mani dell’uomo, per divenire un apparato che include l’uomo come suo funzionario “diventa essenziale, per esercitare un pieno ed autonomo governo del processo, decifrarne origini ed essenze.
Sopratutto appare discriminante valutare il carattere del processo tecnologico: una svolta inedita e discontinua rispetto alla tradizione culturale o una rielaborazione, un ripristino, di categorie del pensiero umanistico italiano?
E’ questo il quesito che attraversa tutta la giornata finale dell’Internet festival 2014.
L’obbiettivo è una mappatura dei pensieri che hanno innestato quelle lunghe incubazioni cognitive che hanno poi prodotto l’esplosione digitale : da Giordano Bruno a Galileo,da Pico della Mirandola a Machiavelli, filosofi, informatici e sociologici si misureranno sulle ibridazioni che le grandi suggestioni dell’umanesimo cinquecentesco ha prodotto nei confronti delle nuove culture algoritmiche.
Un’indagine che non si limita solo a rischiare lo scenario culturale globale, ma mira anche a rendere più interpretabili le interferenze che le nuove forme di protagonismo digitale esercitano sulla scena politica, istituzionale ed economica.
Così come l’affermarsi della stampa,con l’avvento dei caratteri mobili, portò alla formazione di quell’opinione pubblica che promosse e sostenne la formazione degli stati nazionali nel passaggio dal XVII al XVIII secolo, così oggi osserviamo che la configurazione del sistema basato sul networking, e l’accesso veloce ai data base, sta ridisegnando la gerarchia, nazionale ed internazionale, delle comunità e degli individui, ma sopratutto sta determinando forme inedite di mediazione e di rappresentanza degli interessi e dei consensi.
Il rischio che vogliamo contribuire a scongiurare è l’abbandonarsi ad un consumo inconsapevole di algoritmi altrui che si traduce poi, sempre più, secondo la regola che è il learning by doing che promuove l’ondata digitale, in un’esponenziale marginalità della comunità italiano rispetto alle nuove fabbriche dei saperi e dei comportamenti.